Paolo Baita sta per conseguire la laurea triennale in ingegneria gestionale ma ha al suo attivo numerose esperienze lavorative in diversi settori, incluso un anno di studio e lavoro nelle Filippine. Affacciarsi su tanti settori gli ha permesso di mettere a confronto diversi approcci organizzativi e diversi livelli culturali, e da tutti Paolo ha imparato qualcosa che poi ha portato con sé e innestato in modi nuovi in altri contesti. Oggi continua a farlo come consulente Leanbet.
Qual è la tua formazione? Quali sono le tue esperienze professionali più significative?
Sono perito elettrotecnico e sto per prendere la laurea magistrale in ingegneria gestionale. Ho iniziato giovanissimo a lavorare: tra piccoli lavoretti e ruoli più strutturati ho toccato numerosi settori, dalla ristorazione alla produzione di mobili, fino alla cooperazione internazionale.
L’esperienza più importante è quella che, tra 2017 e 2018, ho potuto fare nelle Filippine mentre studiavo religioni orientali. Per qualche mese ho fatto il carpentiere per un’azienda che produceva mobili, poi ho fatto l’assistente sociale per un’associazione che si occupa di adozioni a distanza: il mio lavoro consisteva nel visitare due o tre volte a settimana i villaggi sparsi nella foresta, dove verificavo i requisiti dei bambini inseriti nel programma. Infine, ho collaborato come Logistic Manager all’organizzazione di un grande evento internazionale patrocinato dall’UNESCO al quale hanno partecipato giovani delegati (tutti under 35) provenienti da tutto il mondo. Il mio compito consisteva nel fornire loro alloggio e trasporto, nel predisporre i piani di evacuazione e nel coordinare le scorte armate.
Quando avviene il tuo incontro con Leanbet?
Un paio di anni fa, durante gli studi universitari. Rientrato in Italia mi sono iscritto all’università ma ho continuato a lavorare, ed è proprio Leanbet che mi ha inserito come stagista col ruolo di Kaizen Promotion Officer in un’azienda del mobile trevigiana dove in quel momento era attivo un percorso di consulenza. Alla fine del 2020 mi sono licenziato per dedicarmi allo studio. Dalla fine del 2021 a luglio 2022 ho lavorato come Lean Specialist presso un importante produttore di chiavi, occupandomi soprattutto di formazione del comparto automotive. Anche questa esperienza nasce grazie ad una collaborazione formativa propostami da Leanbet.
Dallo scorso luglio lavoro stabilmente in Leanbet.
Di cosa ti occupi all’interno del team?
Mi occupo sia di formazione che di consulenza, soprattutto in tempi e metodi e in miglioramento delle linee produttive. Avevo collaborato con Leanbet già nel corso del 2021, tenendo corsi di industrializzazione presso alcuni enti di formazione, soprattutto in Emilia-Romagna e in Trentino.
Quali sono le criticità che più di frequente rilevi all’interno delle aziende? Di cosa non sono consapevoli? Cosa vedi sprecato o sottoutilizzato all’interno delle aziende?
Nelle mie varie esperienze lavorative, a prescindere dal settore di attività, ho visto ricorrere l’ottavo muda: il sottoutilizzo delle persone. È qualcosa che ritrovo anche oggi, entrando nelle aziende come consulente. Non si investe sulle persone, sulla loro formazione e sulla loro crescita. E le persone perdono amore per il proprio lavoro: non colgono alcun interesse per quello che fanno (o che potrebbero fare), non vedono un investimento su di loro, nulla che le proietti in avanti.
Spesso le aziende sottovalutano la questione dell’ordine, della pulizia e della standardizzazione. Sono le 5S, niente di più, ma è indice di una mentalità fossilizzata sul passato e su metodi superati e inefficienti, sul “si è sempre fatto così”. La verità è che, se non si cambia, si muore.
Talvolta si è un po’ superficiali nella risoluzione dei problemi: si mettono delle toppe ma non si va davvero alla radice dei problemi. Se si guardasse al problema dalla prospettiva del cliente – attraverso le lenti delle sue esigenze disattese – sarebbe tutto più chiaro.
Sapresti immaginare tre cose delle quali un’azienda non potrà fare a meno per affrontare con successo le sfide del prossimo decennio?
La prima è facile: investire sulle persone, nella loro valorizzazione e nella loro formazione tecnica e relazionale. Poi direi che sia importante investire sulla cultura aziendale, un punto strettamente connesso col precedente.
Non c’è una parola per il terzo punto – provo a spiegarlo così: sintonizzare tutti, tenere tutti a bordo. Intendo che l’azienda deve aver chiari i propri obiettivi e condividerli altrettanto chiaramente con tutti. Solo così riuscirà a non perdere persone per strada – a non perderle a livello strategico, intendo.
Qual è l’aspetto che preferisci del tuo lavoro?
Sicuramente il fatto di vedere tante realtà diverse. Vedo molti processi ingegneristici e molti metodi produttivi, vedo differenze di mentalità tra i diversi settori e vedo livelli culturali differenti: in alcune realtà c’è un livello culturale maggiore perché alla base c’è una formazione più alta e più specifica; dove c’è un livello culturale più basso è più difficile cogliere la cultura aziendale e le strategie, ma è comunque formativo. Anche conoscere persone nuove è un grande arricchimento.
Qual è il valore aggiunto di lavorare in Leanbet?
Far parte di Leanbet è formativo di per sé perché il team non smette mai di aggiornarsi. Inoltre, c’è un continuo scambio di competenze e di esperienze umane e professionali. Ogni errore viene segnalato in modo proattivo, per ogni problema c’è sempre qualcuno disponibile ad aiutarti a risolverlo, dietro ogni errore c’è qualcosa da imparare e qualcuno che ti aiuta a maturare una lezione. A volte è una problematica tecnica, a volte un atteggiamento, non importa: in Leanbet si fa continuamente hansei.
Senti di stare crescendo?
La consulenza mi sta arricchendo molto dal punto di vista professionale. Non insegno niente a nessuno ma studio molte realtà e di ognuna cerco di estrarre il meglio e portarlo da un settore all’altro. La consulenza, del resto, è proprio questo: un proficuo apporto di nozioni, di metodi e di competenze raccolte altrove. Questa attività sta ampliando tantissimo la mia visione. Poi ci sono i colleghi, molti dei quali hanno maturato tecniche e metodi che non si trovano nemmeno sui libri. Da loro sto imparando tantissimo, sia a livello tecnico che a livello relazionale. Parlo di atteggiamento, di capacità di ascolto, di sguardo empatico.
Consiglieresti ad altri giovani di unirsi al team?
Lo consiglierei senz’altro. Come ho detto, soprattutto per la possibilità di formarsi e di affacciarsi su tante realtà diverse. Questa varietà insegna a restare plastici, ad adattarsi ai contesti e alle situazioni.
Cosa apprezzano secondo te le aziende di Leanbet?
Apprezzino la praticità. I consulenti di Leanbet si presentano con le scarpe antinfortunistica e i pantaloni da lavoro, e si sporcano le mani. Le formazioni sono pratiche, piene di esempi, e fanno leva sul coinvolgimento delle persone. C’è tanta empatia e tanta capacità di sciogliere i nodi relazionali, lo dimostra il fatto che nel team ci sono tre psicologi. Io stesso, ora che ci penso, sono il risultato di una consulenza di Leanbet visto che nella penultima azienda in cui ho lavorato sono entrato come stagista. Stavo ancora studiando e sapevo poco o nulla di Lean, e oggi aiuto altri a comprenderne il valore.
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